Questa è la prima di una serie di interviste che metterò su Blabbazoo. Essendo la prima non nascondo l’emozione! Sono però contento di fare l’esordio con Chino, artista romano che ha già tanto da raccontare nonostante la giovane età.
D: Ciao Chino inizia pure a raccontarmi come sei entato in contatto con la musica e con il rap.
R: ho iniziato a esplorare il mondo musicale in generale quando ero piccolo, in una famiglia che mi ha sempre assecondato molto, a partire soprattutto da mia zia, che mi ha fatto iniziare a vedere il mondo musicale. Al rap non ci sono arrivato subito. C’è stato un po’ di percorso, però mi ricordo di quando ero piccolo e di quando mia zia guadava il programma Pimp My Ride presentato da Xzibit. Se penso al primo ricordo del rap penso a quello. Ho sempre avuto la possibilità di ascoltare e fare musica e ho provato con vari strumenti. Ho ascoltato tantissimi generi e a un certo punto arrivo al liceo. Un giorno mi trovo in classe al terzo anno un ragazzo che era stato bocciato. Si tratta Blasky il mio attuale produttore. Ho iniziato così a sentir qualcosa e a fare qualcosa. Avevo provato a fare dei provini con un amico mio a casa, ma era più che altro un approccio da appassionato, mi ricordo che volevo fare una cosa un po’ reggaeggiante.
Il liceo di cui parlo è il Socrate di Roma Garbatella che ha la sua storia di hip hop. Difatti quando c’ero io c’erano i Santa Sangre, un gruppo già abbastanza famoso di Roma.
Durante l’intervallo c’era sta cosa della sigaretta al bagno con giro con giro di freestyle annesso. Abbiamo iniziato a fare freestyle ispirati dall’ambiente, considerando che ci si incrociava con gente come Claudio (Trage dei Santa Sangre).
Un giorno Blasky mi dice che aveva aperto uno studio di registrazione nel quartiere e che se passavo sarei stato il benvenuto. Con un testo scritto un’ora prima mi presento, faccio il mio primo provino e ricevo i primi apprezzamenti. Nel frattempo Blasky lavorava già con un altro ragazzo che si chiama Caspah e si viene a creare una realtà che diventa un collettivo chiamato Banda Larga. Anche io entro a farne parte e piano piano iniziano ad entrare anche altri ragazzi ovvero Boston George e poi è diventato Boston G poi Ground, Blasky stesso naturalmente e poi c’era Brook con cui eravamo poi compagni di banco.
Abbiamo fatto pertanto musica insieme ed è uscito qualche singolo. Avevamo il mito del Wu-Tang Clan quindi grosso collettivo e tutti con i baggy larghi. A noi la possibilità di iniziare a fare musica su un palco ce l’ha data il centro sociale “La Strada”. Io devo dire sempre grazie a quel posto perché io ci sono cresciuto dai collettivi politici grazie alla quale sonon riuscito a formarmi una coscienza politica, ma soprattutto è casa ed è lì che mi è stato dato il primo palco.
Ancora oggi lo frequento, come la maggior parte dei miei amici. Lì abbiamo fatto apertura ai Brokenspeakers, Lucci, EGreen e Next Cassel.
Poi a un certo punto ci notano i Santa Sangre e ci invitano a lavorare con loro al Quadraro Basement e facciamo uscire un paio di dischi.
Nel seguito c’è stato chi ha scelto di prendere una strada diversa e ad un certo punto abbiamo deciso di scioglierci.
Nel frattempo ci distacchiamo anche dalla realtà in cui lavoravamo insieme ai Santa Sangre, che si chiamava Trevis 44. Ci eravamo sciolti e c’era chi voleva rimanere là per avere un determinato tipo di sound e chi voleva spaziare. Io mi ritrovo con Blasky che si era staccato prima dell’ultimo disco. Apriamo con Blasky uno studio qua in quartiere, il Lemon Studio che tutt’ora abbiamo. Quando hai 15 anni vuoi scoprire il mondo e frequenti un po’ tutto quello che c’è in giro, dalle cose positive alle cose negative e son tutte situazioni che ti formano. Iniziavo però ad avere i miei 18 anni 19 anni, cominciavo ad avere nuovi impatti come l’università e mi ero rotto del rap dritto. Come ho imparato ascoltando il rap americano, il rap è quello che fai, quello che vivi e per me fu evidente che musicalmente avevo bisogno di altro in quel momento. Mi sono detto “vai, inizia a parlare di qualcosa che vivi”. I primi pezzi furono “Miserables” (poi contenuto nel primo EP). Poi uscì “Non ci credo”, che raccontava dei momenti vissuti con i miei amici. Racconto della 600 del mio amico Lorenzo, una 600 diventata un po’ la via di fuga, senza pensare troppo. Poi dopo è uscita “Figli”.
D: Per i tutoi lavori da solista, tu esci sin da subito con Go On Lab, sublabel di La Grande Onda. Non era scontato partire subito con un’etichetta. Mi racconti come è andata?
R: l’etichetta è un qualcosa che tutti vedono come un passaggio che arriva successivamente, quando sei già un caso insomma e si viene chiamati dall’etichetta.
Io però credevo fortemente nel mio progetto, pur sentendomi ancora molto acerbo col mio nuovo stile e sapevo di valere qualcosa. Dopo “Miserable” avevo questa cosa con Janax, produttore di vari artisti tra cui Niko Pandetta e Peppe Socks. Mi contattò dicendo che gli piaceva il mio lavoro e che che ci stava una base per me. Io scrivo quello che in quel momento stavo vivendo, ovvero la confusione dei 20 anni di fronte alla vita. Nel frattempo attraverso Groover mi metto in contatto con la Grande Onda e gli mando i primi pezzi. Non riuscì a convincerli coi primi tentativi ma quando mando il provino di “Figli” mi chiedono un incontro per vedere se era il caso di lavorare insieme. L’etichetta non è stata comunque scelta a caso, io sono sempre stato un grosso fan di tutta la musica Romana quindi a partire dagli anni 90 e sapevo benissimo chi fosse Tommaso Piotta perché sono un suo fan tutt’oggi. Anche adesso che ho un rapporto più lavorativo con lui, io comunque quando vedo Tommaso Piotta penso sempre di stare a parlare con uno che ascoltavo in cameretta.
Oltre a questo avevamo avuto la fortuna, quando ancora eravamo in Banda Larga, di avere in studio da noi Amir Issa. Rimasi stregato. A me quella roba mi stregava proprio. Infatti mi ricordo che quando venne in studio Amir ero felicissimo. Recentemente, durante una sua esibizione, gli ho potuto dire quanto è stato d’impatto per me quell’incontro e l’ho potuto ringraziare e colgo l’occasione per ringrazirlo ancoe perché quello che ha fatto Amir Issa, mettendosi in uno studio con sei ragazzini di 16 anni ad ascoltare i pezzi non è da tutti.
Quindi vedevo che tutti quelli che mi piacevano comunque bene o male stavano col Piotta, perché Amir Issaa comunque viene dal Rome Zoo e lavorava con Piotta, quindi ho provato a scrivere all’etichetta della roba che mi piaceva. Poi conobbi finalmente di persona Tommaso Piotta e anche il suo collaboratore Cristiano Boffi (che saluto!) che è il mio riferimento all’interno dell’etichetta.
Ho un contratto con loro a tutt’oggi attivo e mi trovo molto bene. Al di là del rapporto amichevole mi hanno anche dato la possibilità di crescere. Ho 22 anni e ovviamente vedo il mondo alla mia maniera. Tante cose che ci sono dietro le colgo agli stimoli che mi vengono dati nel ragionare su determinati aspetti. Mi stanno dando la possibilità di crescere e anche la possibilità di sbagliare per trovare il mio percorso, sono stati disponibili io mi trovo veramente bene perché mi stanno insegnando come si fa questo lavoro e a cosa stare attenti.
D: e dal punto di vista artistico invece?
R: Dal punto di vista artistico ho piena autonomia e posso sempre contare su di loro, se mi serve qualcosa me la trovano. Io ho lo studio dove registro con Blasky e ultimamente sto collaborando con Promo L’inverso alle produzioni.
Gli ultimi singoli sono tutti sua firma per la produzione. L’avevo contattato su un gruppo di Facebook in cui diceva di essere un produttore e io e Blasky volevamo avere anche collaborazioni con altri artisti per evitare di rimanere isolati. Qundi ho mandato a Promo delle cose che facevo io e gli sono piaciute tantissimo e tra l’altro poi ho scoperto che collaborava già con la mia stessa etichetta.
Non ci possiamo incontrare fisicamente perché Promo sta in Lombardia. Quindi io gli mando molti reference, 3000 video e gli dico cosa mi piace di ogni tracia perché è il modo più efficace per dare indicazioni a un produttore e per fargli capire la mia wave. Praticamente è come se fossi in studio con lui. Le cose stanno andando bene e arrivano varie richieste e non sempre tutte son buone e quindi Promo, essendo una persona che comunque sta nel business da un po’ di tempo, dà il suo contributo oltre il lavoro di produzione. Si è innamorato della roba che faccio e del progetto che porto avanti, dandomi anche un’identità di suono che ha portato a far uscire “Fontane”. È nato un buon rapporto d’amicizia e le cose stanno funzionando bene- Effettivamente “Fontane” ha una propria identità fisica e 50% del merito è suo perché mi disse di far sentiire che sono di Roma e ha creato il sound giusto al contorno.
D: come ti piace lavorare sulle tracce?
R: lavoro tanto sui pezzi. Voglio che abbiano un sound buono e voglio che abbiano un testo buono. Il primo singolo che è uscito firmato Promo L’inverso è in realtà una canzone che si doveva chiamare un altro modo e con un’altra struttura. Sono ritornato in studio, una volta terminata per la prima volta, l’ho risentita otto volte e alòla fine dico “non va bene”. L’ho riscritta da capo e registrata di nuovo, remixata e rimasterizzata. Solo lì ho detto “Ok adesso suona!”. Però fino a che non è pronta la roba non la faccio uscire. Sto procedendo con un brano al mese e perché mi sono detto che adesso è arrivato il momento di farsi sentire con dei singoli in cui ogni singolo racconta una storia che nasce cresce e muore in quel periodo. Penso ch e così si possa dare delle sfaccettature maggiori rispetto al disco. In “Figli” racconto di un mio momento di crescita e “Madison” racconta di un altro mio momento. In questa maniera mi sento anche più vicino all’era dell’inizio del rap, quando si raccontava il vissuto. Vedo il singolo come se fosse un aggiornamento reale della mia mentalità e del mio pensiero perché in ”Hooligans” ti racconto il mio sabato sera con gli amici tra e bar e il fantacalcio e in “Fontane” ti racconto invece è presente un me più malinconico un po’ più anche attaccato alla tradizione anche per sperimentare nuovi nuovi generi.
D: So che hai un’attività in una radio, vero?
R: Sì, è da un anno che lavoro in senzafiltri.media una radio web che è veramente una figata, una piccola realtà veramente interessante e lavoro con Alessio. Il programma si chiama Level Up, che in realtà è Il Brand di serate rap emergente che organizza Alessio. Io sono stato uno di quegli emergenti e ho fatto con lui due date, il Planet e poi l’Atlantico e avevo poi visto una sta storia dove diceva che cercava persone con cui fare un programma in radio. A me, studiando comunque qualcosa di simile perché sto finendo adesso l’università in DAMS cinema televisione nuovi media, interessava fare questa cosa qua e abbiamo iniziato un po’ per gioco ed attualmente il programma è una bella voce che si fa sentire nel panorama di Roma e tutti i giovedì andiamo in diretta con Level Up e abbiamo un sacco di artisti ospiti e si creano belle connessioni.
Approfitto di questo spazio per dire che proprio in una di quelle serate là mentre intervistavo un ragazzo che è Young Hendrix, rapper molto forte, abbiamo deciso di collaborare insieme e a breve uscirà qualcosa.
D: Mi ci alcuni luoghi cui ti senti particolarmente legato?
R: te ne dico due, uno è più personale e l’altro è legato al mondo dell’hip hop. Quello personale è sicuramente Piazza Bompiani che è la piazza qua dietro casa mia. Il mio è un quartiere che amo con un amore sconfinato. E’ un quartiere di matrice popolare e non c’è un posto dove stare la sera qua da noi. E’ un problema perché a vent’anni è un problema. Però io lo adoro veramente questo quartiere, è veramente stupendo, mi fa da specchio e da scenario tutti i giorni dà la possibilità di conoscere persone di 2000 realtà differenti. Soprattutto adesso che è nata la Red Star Press che è una piccola libreria che sta qua. L’hanno aperta nel nostro quartiere ed è una figata perché è una libreria di libri alternativi che non c’era e poi nel quartiere ci sono tantissimi eventi, in particolar modo l’associazione Parco della Torre, che mi ha sempre ospitato a suonare e mi danno sempre supporto e sentirsi supportati dal proprio quartiere è qualcosa di stupendo. Recentemente c’è stato un bell’evento su su rap e poesia proprio alla Red Star press con Amir, Ice One e c’ero pure io presente. Il mio quartiere è magico, tutti vengono un po’ per vedere i graffiti perché il nostro quartiere è diventato famoso da quando hanno fatto i graffiti, bellissimi li adoro e può capitare che il sabato esci e ti trovi i turisti che stanno a fare foto. Il posto che preferisco in assoluto è piazza Piazza Bompiani che è dietro casa mia e in “Figli” pure ne parlo, è la piazza scordata. Una rotonda per l’ardeatina dove è tutto chiuso, nel senso che ci sta un muretto che la circonda e un giorno sì e uno no mi vedo con il mio caro amico Bernardo e andiamo là e parliamo, stiamo insieme. E’ una piazza che mi ha visto crescere. Per me è proprio il punto centrale quando voglio stare tranquillo.
Altro luogo che nomino è naturalmente il centro sociale La Strada, stavolta storico anche per quanto riguarda l’hip hop a Roma. Una menzione speciale anche per il Villaggio Globale
D: come ti organizzi per i live?
R: ho dei contatti nel senso ma non organizzo proprio delle vere e proprie tournè o comunque delle esibizioni scandite a cadenza regolare. In questo momento preferisco concentrarmi su un aspetto prettamente discografico. Voglio fare live portandomi contenuto e secondo me ora devo lavorare sulla mia musica.
Per quanto riguarda i live ultimamente può capitare di avere a che fare con locali che ti chiedono di portare tassative un numero X di persone. Volevo sottolineare che non esiste che tassativamente mi debba portare tot persone. E’ ovvio che se io vengo a fare la serata so più o meno quante persone posso portare, ma che adesso a Roma per esibirsi bisogna portare tassative tot persone lo reputo un insulto all’artista. Ci vuole il rispetto per la categoria. Io sono uno di quelli che si fanno il culo dalla mattina alla sera, come il mio produttore, come ogni persona che decide di fare seriamente musica. Sono tutte persone che si fanno culo come un cavallo. Per emergere ora bisogna impegnarsi veramente, bisogna essere veramente preparati. Tutti studiano per essere pronti al meglio delle proprie possibilità e non possono fare altrimenti. Quest’atteggiamento da parte di chi ha i locali è quindi inaccettabile.
D: Progetti futuri nell’immediato?
R: con Young Hendrix abbiamo fatto una bella mina e prossimamente uscirà fuori su Instagram quindi non lo metto su Spotify.
Sarà il primo episodio di una serie di ospitate con altri ragazzi che mi piacciono con cui voglio collaborare.
Ringrazio di cuore Chino per l’intervista! Ho scoperto un ragazzo giovanissimo ma già con tanta consapevolezza e voglia di fare e bene! Scopritelo anche voi! mica vorrete essere tra i quattro/cinque che tra qualche anno non sapranno chi è Chino?
Qui i link per ascoltare le sue tracce su Spotify
Qui per seguirlo su Instagram
Domenico
Bravo per il tuo nuovo lavoro. Auguri a Chino