
Il 13 maggio scorso ho assistito alla serata Bloody Lyrics, una Battle Track organizzata da Maciste (@maciste._) al Malt&Spirit a Roma. E’ stata un’occasione unica di sentire musica fresca da parte di tanti artisti e conoscere gente nuova con la stessa mia passione. Lì ho conosciuto di persona Unblasfemo, che in realtà già seguivo su Instagram. L’avevo notato per il particolare timbro vocale e i suoi testi così pieni. Qui di seguito l’intervista che ho fatto con lui qualche giorno dopo.
D: Ho una macchina del tempo, ti porto da Tupac che un minuto prima di andarsene per sempre, ti chiede “e tu chi sei?”
R: Sicuramente gli direi che sono un suo fan, che ormai il Rap ha sfondato come genere e che si suona ovunque, che faccio rap e che useremo i suoi campioni. Sarebbe dovuto morire un po’ più tardi.
D: Si, non posso che essere d’accordo con te, ci manca sicuramente, e tornando al presente?
Io ora sono qua a Roma perchè ho iniziato a collaborare con Squarta e Gabbo dei Corveleno e mi trovo a contatto con questa realtà gigante. Ricevo il triplo degli stimoli di quelli che erano a disposizione giù al mio paese (Montescaglioso, Matera) dove questa cultura non è molto diffusa. Ringrazio tutti i giorni per l’occasione di lavorare con due professionisti del genere, che secondo me sono dei punti di riferimento questa musica in Italia.
Qui a Roma ho conosciuto un sacco di artisti. Mi sto muovendo, sto cercando di suonare un po’ in giro pare che sto iniziando ad inserirmi e mi trovo benissimo.
D: Quindi tu sei qua a Roma per fare la tua musica sostanzialmente, con tutto il bagaglio che ti porti appresso del piccolo paese di provincia, che è sicuramente diverso, per come possono essere gestite le relazioni, le distanze e per gli stimoli culturali, che nella grande metropoli sono indubbiamente molto maggiori…
R: Sì, infatti all’inizio per me è stato proprio bello l’impatto che ho avuto con la città più grande, anche se a tratti è stato anche difficile perché, come dicevi tu, le distanze che hai in un paesino sono ridotte al minimo. Le realtà molto piccole, però, se ci hai vissuto per anni, ti iniziano a diventare strette. Poi c’è chi invece ci vive bene e io porto massimo rispetto in quel caso.
D: Con il rap tu come hai iniziato?
R: Quando avevo 13-14 anni facevo beatbox e ascoltavo un sacco di rap. Poi nel 2018 sono andato a vivere a Trento per l’università e fino a quel momento avevo sempre fatto freestyle. Mentre mi trovavo a Trento ho iniziato a frequentare vari centri giovanili e ho conosciuto un ragazzo che faceva rap, Carpa. Giravamo di sera in questi centri, facevamo freestyle e poi Carpa mi ha spinto ad iniziare a scrivere, insieme ad altri amici.Con lui tra l’altro ho anche dei pezzi che ho fatto uscire nei miei lavori precedenti alla collaborazione con Squarta e Gabbo.
Magari da solo io non avrei mai fatto questo passo, perché non pensavo di esserne capace. Invece ora dopo quattro anni non ne posso fare a meno. Mi sono abituato ad avere un’ossessione sana. Scrivo quasi tutti i giorni e scrivo soprattutto se ho delle cose da dire. Quando descrivo le esperienze personali che mi toccano nel profondo, dò il meglio di me. Certe volte mi capita pure di scrivere un pezzo di getto e in un paio di giorni me lo ritrovo finito e pronto per essere registrato.
D: Di beat invece te ne occupi, ne hai mai fatti tu?
R: No, io non li so fare, sono incapace. Però prima o poi mi metterò perché è un aspetto che non ho mai preso in considerazione. I beat all’inizio me li faceva un ragazzo e c’erano degli amici che mi hanno fatto varie produzioni.
Ho registrato a Trento una traccia intitolata “Milli d’Abraccio”, proprio con Carpa e il beat l’ha fatto un ragazzo di Trento che aveva uno studio di registrazione e produceva anche. Ho registrato tutto lì.
Invece il disco che ho fatto prima di quello con Squarta l’ha prodotto un amico mio di Matera che si chiama Paolo Stella. Lui ha prodotto tutti le strumentali del disco che si chiama Strati d’Animo.
D: e poi sei arrivato a Squadra. Spieghiamo un po’ come è nato il tutto
R: Dopo il disco prodotto a Matera volevo cercare di far sentire le mie cose a qualcuno di più importante. Stavo pensando a chi potessi inviare qualcosa per farmi sentire e, partendo dal presupposto che sono stato sempre fan dei Cor Veleno, tentai di mandare qualcosa a Squarta, inviando con una mail il link di una mia traccia (Maccheroni). Dopo due giorni mi cominciano a rispondere e ora siamo al punto in cui abbiamo fatto un disco insieme, di cui sono super fiero e orgoglioso.
Sto lavorando molto più a livello professionale adesso. A partire dalla registrazione e dalla produzione, fino alla scrittura e al rispetto di certi dettagli sulle tempistiche, anche quelle relative alle pubblicazioni e per la promozione dei social. Esiste tutta una parte di lavoro parallela alla fase artistica, che deve essere presa sul serio.
D: Lavori anche su dei provini? fai anche della selezione?
R: Quando andiamo in studio e registriamo le cose sono già selezionate. Difficilmente porto in studio delle cose che poi vengono abbandonate lì a se stesse. Se le registriamo vengono pubblicate. Io ho un milione di testi che non sono usciti perché non mi convincevano, però non li porto neanche in studio. La selezione la faccio io in quel momento lì, prima di registrare. In studio chiaramente il pezzo arriva in un certo formato come struttura. Poi con Squarta e Gabbo decidiamo chiaramente insieme quali sono le cose da sistemare. Non è che stravolgiamo il pezzo, però ci sono delle accortezze che poi affinano il prodotto finale.
D: Quindi tu vai avanti su questo percorso e vuoi la tua carriera?
R: Si, quello che sto cercando di fare è quello di portare dei messaggi di socialità, condivisione, speranza, segnali di rivalsa. Anche perchè venendo da una realtà piccola come dicevamo all’inizio, sento questa spinta, questa voglia di arrivare. Per come lo intendo io e come è stato storicamente, questo è lo spirito dell’hip hop, cioè quello che ti consente di migliorare la propria condizione. A me non interessa comprarmi la Ferrari. I soldi fanno comodo ma prima di questo ci deve essere un messaggio di fondo. Se veicolando certi messaggi la gente ti apprezza, non ci può essere felicità più grande per un artista. Se scrivi dei pezzi con tematiche importanti, quelle tracce possono rimanere oltre te. L’obiettivo è quello. Naturalmente sarà poi il pubblico a decidere che posizione devo avere io, ma su quello non ho controllo.
D: Cos’è che ti può fermare? Dimmi un pò un qualcosa che ti potrebbe fermare e una cosa invece che ti fa andare avanti tutti i giorni, anche nei momenti di difficoltà
R: Credo che se c’è una cosa che mi può fermare, quello sono solo io. Non penso che possa accadere un evento così disastroso o una situazione che mi faccia dire “no basta, ci rinuncio”, soprattutto adesso, dopo 4 anni di rap e un anno dall’uscita ufficiale con Squarta e Gabbo. Sono consapevole che i risultati con la musica in generale li puoi ottenere solo col tempo, con la dedizione, con l’impegno costante. Può solo accadere che si abbiano dei tentennamenti a livello di mentalità. Però, per quanto mi riguarda, adesso tutto ciò non può accadere. Poi magari fra cinque anni ti dico un’altra cosa, però ora penso che difficilmente possa succedere. A me basta solo quella persona in più, quel complimento in più, quel supporto in più ogni volta che mi arriva, a fami dire “sì, devo andare avanti”. Si può trattare pure solo di una persona in più al giorno che a me basta per aver le conferme necessarie per continuare. Il sentirsi dire “vedi che questa cosa tu la fai bene e mi piace quello che fai”, è per me ciò che dà la carica e la motivazione in più.
D: Qual è ora la tua strategia?
R: Il disco è uscito a febbraio e sta prendendo piede. Lo faccio sentire soprattutto quando vado a suonare in giro. Poi, proprio l’altro giorno, mi ha contattato Gabbo per dirmi di passare in studio. Ora ho un’altra carrellata di beat a disposizione e quindi ho ricominciato a scrivere. Le prossime strategie sono sicuramente relative a fare musica nuova e poi portarla in giro, magari anche in qualche evento più grosso. L’obiettivo non è quello di farsi i soldi. L’importante è trovare del pubblico cui piace quello che stai facendo e che capisce quanto ci tieni. Poi col passare del tempo si spera che tutto questo porti dei risultati più concreti.
Un grande grazie a Unblasfemo, anche lui capace di ricordarci, come tutti gli artisti che porto su Blabbazoo, quanto buon rap ci sia in Italia.
Qui il link per ascoltare le tracce di Unblasfemo su Spotify
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