Durante una delle Rap Battle organizzate da Raw Events a Roma mi capita di ascoltare una voce particolare, con una cadenza che mi attira da subito, come anche le parole. Allungo il collo per rivolgermi bene verso il palco. Mi godo tutta la traccia e aspetto che il ragazzo scenda giù. Forze a me sconosciute mi trascinano da lui per fargli i complimenti per quello che mi ha trasmesso. Nel seguito lo contatto e ne esce un incontro fatto di Rap, società e tanta freschezza. Qui trovate il succo di quei momenti. Godeteveli come è successo a me!
Racconta qual è la tua storia e come hai incontrato il rap
La prima volta che mi sono interfacciato al Rap ero ancora bambino. Già allora con la PSP o PS Vita si andava su YouTube e c’è stato modo di venire a contatto con il Rap. A 10/11 anni ascoltavo Fedez, che era nel suo periodo rap con canzoni tipo “Dai cazzo Federico” o quella dove ci stava un videoclip in cui era vestito da Gesù e lì spaccava Fedez secondo me. Era anche nell’ambiente, circolava con Guè, Ghali, poi si divisero per questioni dell’etichetta. La musica ha sempre fatto parte della mia vita quindi, anche da più piccolo durante i viaggi avevo sempre gli auricolari con la mia musica. Poi crescendo arriviamo al periodo della quarantena e in quei momenti avevo 16 anni. Con i miei amici decidiamo di scrivere un pezzo, fatto alla mano, da casa e con mezzi limitati. Era un pezzo di 7 minuti con 8 ragazzi, bruttissimo! L’anno seguente ne era stato fatto un altro che era già più decente. Quindi la prima volta che ho rappato fu lì, con il computer di casa bisbigliando perchè c’erano pure i miei. Da quel momento lì ho sempre proseguito e ora lo considero un pilastro della mia vita, un modo per sfogarsi e raccontarsi.
Altri modelli che hai seguito all’inizio, oltre alla primissima fase Fedez?
Dopo Fedez, c’è stata una fase, dai 12 ai 15 anni, di musica molto commerciale e subito dopo ho conosciuto le canzoni di Tredici Pietro. Devi sapere che io adoro scoprire nuovi artisti e adoro curiosare tra gli emergenti e lui è stato dei primi che ha fatto parte delle mie scoperte musicali. Ora ne scopro veramente tantissimi. Quando Tredici Pietro uscì con “Pizza e fichi” a livello di web fu un meme e io dicevo ai miei amici “a me piace, è forte, questo qui spacca”. Di Tredici Pietro ho pure il disco che è “X questa notte”, quello con “Soliti posti, soliti guai”. Ho pure la copia fisica ed è stato il mio cantante preferito per un sacco di tempo. Sapevo tutti i pezzi e poi però ha cambiato stile. Si può dire sia stato il mio primo idolo e stiamo parlando di sette anni fa, nel 2017.
Adesso di quelli ancora in attività? Diciamo quello che ti capita di più ascoltare un più spesso
Attualmente ascolto molto un cantante siciliano che si chiama Tony Zeno, classe 95 da Santa Teresa di Riva (ME) e te lo consiglio vivamente. A livello di nomi più grandi ascolto RKOMI, nel suo periodo più rap. Le sue canzoni più pop le ho ascoltate nel 2021 (tracce come “Maleducata” e “Cancelli di mezzanotte”). Ora di RKOMI ascolto come ti dicevo più la sua roba Rap come “180” e queste canzoni qui. A livello di Big l’unico che mi è rimasto è RKOMI perché alla fine dedico molto ascolto agli emergenti. Ad esempio, oltre a Tony Zeno ti segnalo Promessa che considero molto forte. Questo approccio all’ascolto mi dà l’opportunità di sentire il nuovo. Secondo me ascoltare i cantanti già formati e noti, che sono sotto etichetta è diverso rispetto ad ascoltare chi ancora sta cercando di venire fuori. Un altro forte che mi viene in mente è Grinta. Il suo Producer è Lesternowhere che ha appena prodotto delle canzoni di Kanye West. Altri che ascolto sono Not good, Emis Killa e Tamango. I Tamango hanno fatto una canzone che si chiama il cielo sopra Berlino su YouTube veramente assurda. Poi c’è Marco Castello che è siciliano ed è appena uscita una sua canzone che sta nell’album di Mace. Un cantante come Marco Castello lo si vede raramente perché lui è uno degli dei residui del cantautorato che sa cantare per davvero. In inglese invece ascolto Caldo che è mezzo inglese e mezzo italiano. Ti consiglio una sua traccia che si chiama Bittersweet. Il ritornello in italiano e il resto in inglese. Lui per me è forte e credo che esploderà a breve. Ha fatto anche Bittersweet parte 2 con Glizz.
Poi ci sono tanti della mia zona che ho scoperto nei vari contest, come Mata, Sciclitano, Polemica.
Ti dico in realtà ascolto cantanti più blasonati molto poco, anzi. Mi capita magari di sentire qualche pezzo di qualche Big e di notare l’ottima qualità della produzione, ma dopo mesi magari non mi ricordo proprio come facevano. E’ chiaro che ci sta un tendenza dell’industria discografica a omologare il sound e cercare altro per me significa andare alla ricerca di questi indipendenti.
Se ti chiedo di dirci come passi la giornata tu che mi dici?
Ti direi che la musica è sicuramente protagonista della mia vita anche nel quotidiano. Ascolto tanta musica durante tutta la giornata. Se riordino in cucina ascolto musica, se accendo la TV si mette qualcosa di musicale, sotto la doccia, anche se non la sento! Quando esco per andare da qualche parte nel tragitto ascolto sempre musica. Poi in realtà raramente magari cambio. Significa che scopro un pezzo e lo faccio entrare nel giro e c’è quella giornata in cui ti ascolti 10-12 pezzi a ripetizione parecchie volte.
Nella sostanza mi posso considerare un consumatore di musica assiduo, se sto sveglio 16 ore, 10 le passo ascoltando la musica e quindi facendo così scopri scopri anche qualcuno.
Mi vuoi parlare di qualche tua esperienza formante che hai affrontato nella vita?
Ti direi sicuramente andare all’università ed uscire da un paesino molto piccolo e affrontare un mondo completamente nuovo. Io uso sempre la metafora del garage e dico che quando stai tanto tempo dentro un garage, quando esci puzzi di garage. Ho dovuto riformare la mentalità come dalle cose più stupide come l’essere accettati a dinamiche nei rapporti sociali. Nella pratica esci da da questa gabbia più piccola per entrare in una gabbia più grande, che però non si vede almeno, considerata la grandezza della gabbia.
Questa è stata la mia esperienza. Viaggiare e uscire fuori dalla Sicilia è stata l’esperienza più formante perchè viaggi a una velocità diversa. Sono arrivato proprio al punto di dire di recente che giù si trova la mia gente, ma non è più il mio posto.
Obiettivi musicali nell’immediato o nel futuro?
Ad oggi obiettivi non me le do perché non voglio smettere di sognare. Dico così perchè penso che nel momento in cui mi dò degli obiettivi mi sentirei di doverli seguire. Quindi per adesso vado molto in freestyle, diciamo così. Posso dire che ora come ora non potrei smettere, magari può esserci un periodo in cui scrivo di meno, vado di meno ai contest o in studio, ma non posso smettere perché ad oggi è l’unico modo in cui mi racconto e mi esprimo. Nelle occasioni in cui si sta in giro come quando si esce il sabato sera, vedi solo delle maschere. Pirandello ci aveva visto lungo. Ogni giorno ci sono delle situazioni oggettive in cui devi indossare una maschera quasi per forza. Sono situazioni autoimposte per evitare di essere esclusi dalla società. Quando però ti trovi per svariati tratti della tua vita in mezzi a pezzi di società molto finti, sembra brutto da dire, ma non puoi praticamente essere te stesso nelle dinamiche di ogni giorno. La musica invece è l’unico luogo in cui io posso essere me stesso. Io mi ritengo una persona molto empatica e a volte l’impressione mia è che è che la gente preferisca la plastica. Con la musica siamo noi stessi perché secondo me si sente quando ci sono dei versi finti, basta confrontare alcuni testi. In questo mondo di plastica, io vorrei che la gente si rivedesse quello che scrivo.
Che messaggio vuoi portare con la tua musica?
Ti posso dire a tal proposito alcune delle cose di cui son convinto. Secondo me innanzitutto tu puoi capire l’altro all’interno del limite in cui tu capisci te stesso e quindi la percentuale in cui tu capisci te stesso sarà la percentuale con cui capisci l’altro. A fianco a questo tipo di comprensione siamo in grado di attivare delle energie, che a me piace chiamare vibrazioni. Per farti capire come funziona ti faccio un esempio: anche se abbiamo un obiettivo, che ne so “voglio fare musica” e però poi mi concentro con azioni che riguardano tutt’altro (e ciò accade perchè in questo caso le vibrazioni sono sintonizzate su frequenze diverse da quelle degli obiettivi), è chiaro non stai andando verso l’obiettivo, perchè le vibrazioni mi stanno portando in realtà da un’altra parte. Di tutto questo puoi essere o meno consapevole perchè per me la vita è il film che scegliamo di guardare oppure per dirlo in altra maniera noi scegliamo il film che vogliamo guardare. Ti faccio questo altro esempio relativo sempre al suono. Nei giorni passati, vicino casa, facevano dei lavori e io per settimane ho sentito solo il rumore di un trapano che andava in continuazione. Poi in qualche maniera sono riuscito a cambiare frequenza e ho sentito la natura, i bimbi della scuola vicino che schiamazzavano e altri suoni che prima c’erano, ma non percepivo. La negatività esiste, non potrai mai essere solo felice, però se ti concentri solo sulle cose negative vedrai solo quello. Se tu scegli di vivere la tua vita con un film horror, di roba ne trovi voglio dire! Magari già se scegli di viverti un film d’avventura le cose cambiano. Ci sono gli ostacoli da superare ed è già qualcosa che vale la pena di essere vissuta.
La differenza tra le persone è la loro capacità di affrontare le situazioni che ti si presentano. Quello che posso controllare è nelle mie responsabilità e quello che non posso controllare esula dalle mie preoccupazioni. Non la considero comunque una cosa scontata arrivarci.
Se dovessi descrivere il tuo rapporto con il pubblico?
Io attualmente non è che ho un vero e proprio pubblico. Il mio pubblico sono i miei amici. Diciamo che attualmente il mio pubblico è formato dagli amici più stretti. Sono arrivato alla conclusione che senza pubblico un artista non è niente. Se io voglio vivere la vita dell’artista ho bisogno di coltivare il mio rapporto con il pubblico e io adesso allora coltivo il rapporto con i miei amici.
Nel passato ho avuto un pubblico ma con dei contenuti diversi dalla musica. Ero molto più piccolo e con un fisico completamente diverso. Rispetto a questo periodo c’è pure un riferimento in uno dei miei testi, quando dico “ho ancora la stessa fame di quand’ero obeso”. Devo dire che anche nel rapporto con il pubblico, molte volte mi sento ancora quel ragazzino. Non ho paura di dire che ho paura perchè molte volte quel ragazzino c’è. Ora chiaramente sono molto più sicuro e magari è capitato o può ancora capitare che qualcuno venga a dirmi “mi hai fatto sorridere molto il tuo video su Tik Tok!”, ma molte volte c’è quel ragazzino che non ci crede. Pensa “Come è possibile?nessuno me lo avrebbe detto veramente”
Quando vivi queste situazioni, la visione della realtà cambia perché. forse l’ha detto Nietzsche “la morale ha standard estetici”. Quando ero più grasso ho imparato che se non sei al Top nessuno ti considera come vorresti.
Ci fu l’estate in cui persi tipo 40 kg e da quel momento sono andato verso una mancanza di una via di mezzo. Così mi è capitato di alternare periodi dove sono stato il più grande fan del sabato sera a quelli di cui andavo in palestra, prestavo attenzione al fumo, all’alimentazione. Ultimamente invece mi sto concentrando sulla via di mezzo. Quando mi troverò di fronte ad un pubblico quel ragazzino sarà sempre con me. Il rapporto col pubblico lo vedo come uno specchio e prima di tutto devo dire che è una sensazione bellissima e neanche quel ragazzino se lo sarebbe mai immaginato. Però poi il ragazzino si mette a pensare ed è come se per lui fosse impossibile il fatto che a qualche mio amico possa piacere un mio pezzo. Non ci credo, mi viene molto difficile. Quando accade è perchè sono straconvinto che il lavoro sia stato proprio fatto molto bene, con tutto registrato alla perfezione. La stessa cosa vale per i complimenti. Se hai fatto un’esperienza del genere ormai quel ragazzino fa parte di te e ci devi convivere e condividere gli aspetti della tua vita perchè lui rimarrà sempre.
E del tuo ruolo nella società che mi dici?
Del mio ruolo nella società ti posso dire che ormai per me è chiaro che ognuno di noi è come se fosse intrappolato in un proprio mondo, è come se la società fosse zombificata. Mi è successo di percepire questa situazione anche mentre venivo qui da te osservando le persone che si muovevano all’unisono scendendo le scale della metropolitana.
E’ chiaro che partendo da questo tipo di percezione e dalla considerazione che se dici qualcosa poi spesso viene usata contro di te mi sono scelto un ruolo che naturalmente mi porta a scoprirmi per davvero solo con le persone in cui sento di poter riporre la massima fiducia e quindi si tratta di pochissime persone. Per tutte le altre ho assunto un po’ un ruolo del pagliaccio che però non si racconta veramente. Per quel tipo di esposizione ho la musica che per me quindi diventa essenziale.
Grazie a Giovane Rioma per la sua capacità di aprirsi al confronto e per aver trasmesso la sua visione.
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